Talkshock – Chiara Francini

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Talkshock – Chiara Francini

Nel tuo percorso artistico hai fatto l’attrice, la scrittrice e la conduttrice, in quale ruolo ti senti a tuo agio?

Sono una donna e possa fare tutto! A parte tutto, mi sento a mio agio nei progetti ai quali credo, mi sento a mio agio a lavorare con passione e seguendo quelli che sono i miei ideali.

Tu hai detto in un’ intervista, che le imperfezioni di ognuno di noi sono delle caratteristiche, delle peculiarità di cui andarne fieri.
Qual è la tua imperfezione di cui vai più fiera?

L’imperfezione di cui vado più fiera, è quella che è diventata per me un motivo di forza, ovvero io sono profondamente forte delle mie fragilità, e questo è un grandissimo vantaggio, perché segno di consapevolezza e d’ascolto di se stessi

Quando reciti, ti ispiri alle dive di altri tempi o sei semplicemente Chiara?

Cerco sempre di sporcare i personaggi, con quelli che sono i miei colori, credo che il grande amore che ho per questo lavoro, faccia sì che inevitabilmente, in maniera inconscia vada a rubare o comunque mi ricordi di un’interpretazione o di un attrice che ho molto amato, o che è in linea con il personaggio che sto interpretando.
Parto sempre da me, ma è un percorso che mi ha visto adorare e raccogliere, tante briciole di umanità e di arte qua e là.

Quanto pensi sia importante l’identità di genere?

Io credo che l’identità di genere sia fondamentale, perché rappresenta un’ atto di profondo ascolto e consapevolezza, di ciò che si è, e quindi va perseguita, va toccata con grande attenzione, profondità e con una grandissima dote di coraggio e di tenerezza.
E’ necessario che tutti noi, lo facciamo con grande ascolto e cura.

Sei giudice nella prima edizione di DragRace Italia, hai avuto modo di lavorare con otto performer, che fanno arte con il loro personaggio drag.
Cosa hai pensato quando ti hanno proposto di essere giudice?

Ho pensato di essere benedetta, perché quello che sono, lo devo in parte alla comunità LGBTQ+, che mi ha fatto sempre sentire bella perché giusta, mi ha fatto sentire sempre accolta, non esiste un eterosessuale, ma soprattutto non esiste omosessuale, che non si sia sentito sbagliato almeno una volta nella vita, non si sia sentito incompreso, totalmente inadeguato. Gli esseri umani che ho incontrato nella mia vita e che fanno parte della comunità, mi hanno fatto sempre sentire coccolata al caldo, e penso che la gratitudine, e la riconoscenza siano dei sentimenti alla base dell’essere umano e quindi essere stata scelta come giudice è una benedizione, ma soprattutto un atto di grande e profonda gratitudine.

Che ne pensi della cultura drag?

Penso che la cultura drag, sia straordinaria perché nel suo cuore racchiude all’interno, elementi di profonda e incredibile modernità, che parlano l’alfabeto dei cosiddetti “giovani” di oggi.
L’arte drag ha in sé degli elementi del varietà, di intrattenimento, ma è un mestiere che veicola anche dei messaggi profondi, racconta delle storie, che molte volte sono storie politiche, perché quest’arte affonda le sue radici profondissimamente, in tutta quella che è la rivoluzione, il progresso, l’evoluzione, la storia della cultura LGBTQ+ e quindi è un tipo di arte che parla in maniera più approfondita l’alfabeto dei giovani, che racconta in maniera precisa, quelle che sono le composizioni, le caratteristiche le contraddizioni delle nuove generazioni.

 

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